COSA E' IL RAKU?
Di origine giapponese, la ceramica raku nasce nel XVI secolo identificandosi
fin da subito in modo esclusivo con la produzione delle tazze per la cerimonia
del tè (chanoyu), una delle espressioni più significative della civiltà giapponese. La lavorazione viene fatta a mano,in quanto la tradizione vuole che le mani rappresentino lo spirito da infondere nell’oggetto.
LA FILOSOFIA
In accordo con l'estetica giapponese, il raku ha il carattere naturale dell'asimmetria e dell'irregolarità, dell'imprevedibilità e dell'abbandono all'accadere. La meccanicità volontaristica della ripetizione è ciò da cui si guarda l'artista orientale, corrispondente all'horror vacui in Occidente.
Fragilità, incompiutezza, trasparenza attraverso il vuoto, sono ciò che l'arte deve saper evocare.
LA TECNICA
La ceramica raku si ottiene con una prima cottura a 980° per il biscotto e poi da 920° a 980° per la seconda cottura. La composizione dello smalto usato è apiombica con un punto di fusione molto basso. L’argilla usata è molto ricca di sabbia, con l’aggiunta di chamotte che rende l’impasto più poroso e resistente agli sbalzi di temperatura. L’aspetto più interessante è rappresentato dalla cottura dei pezzi . L’oggetto smaltato viene prima preriscaldato vicino al forno, poi introdotto nel forno già caldo. Quando la temperatura raggiunge il punto di fusione degli smalti il forno viene aperto e il pezzo estratto con apposite pinze, producendo uno shock termico per il rapidissimo raffreddamento.
Gli smalti, per lo sbalzo di temperatura , assumono varie colorazioni con tonalità e riflessi non ottenibili altrimenti.
Come ogni oggetto dell'arte orientale, anche il raku esalta i segni del tempo, non li bandisce, non li nasconde, non li evita, ma li custodisce e li offre.
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